La nota rivista mensile InMoto parla del progetto SHelmet

 

Innovazione pensante

di Francesco Gulinelli

CON DEI SENSORI, UNA CENTRALINA E UN DISPLAY SI PUÒ RENDERE IL CASCO PIÙ “INTELLIGENTE”. QUESTA L’IDEA DI TRE STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ’ DI BOLOGNA

La notizia non è freschissima, è datata ottobre 2016, ma abbiamo atteso del tempo per pubblicarla per raccogliere qualche informazione in più e dare maggiore risalto all’encomiabile lavoro di tre studenti dell’Università di Bologna che, fra oltre novecento partecipanti, hanno vinto il premio riservato alle innovazioni in campo automotive della Texas Instruments Innovation Challenge. Si tratta di un concorso che vuole incentivare e premiare le nuove idee nel campo dell’elettronica sviluppate da studenti d’Europa, Africa e Medio Oriente, il team formato da Tommaso Polonelli, Angelo D’Aloia e Lorenzo Spadaro, ha battuto la concorrenza con SHelmet, l’acronimo di Smart Helmet, un casco intelligente potremmo tradurre, un dispositivo capace di acquisire informazioni e interagire con il veicolo per aumentare la sicurezza del guidatore.

Il casco integra nella sua struttura un accelerometro, un microfono, un sensore di temperatura, un sensore ottico, un etilometro e un ricetrasmettitore Bluetooth, oltre alla CPU di controllo. Il progetto è balzato agli onori delle cronache come il casco che non ti fa partire se hai bevuto troppo, difatti un sensore nella mentoniera del casco rilevi alcool nel respiro del pilota fa partire un segnale Bluetooth alla centralina della moto e inibisce il pulsante di start. Ma questa è solo una delle funzioni per cui SHelmet è stato progettato, forse quella che fa più notizia, ma non necessariamente la più importante. Ad essa ad esempio si affianca un sistema “eye blink” anti colpo di sonno, monitora la palpebra del pilota ed emette un segnale acustico se rileva un calo di attenzione. L’accelerometro integrato serve poi come interruttore di accensione, se il casco è a riposo il sistema si iberna per salvare la batteria e si riattiva al primo movimento, ma potenzialmente potrà funzionare anche come sensore di incidente: se avverte una forte decelerazione può far partire una chiamata di soccorso su numeri preimpostati.

In più c’è un piccolo visore, posizionato in modo da non interferire con la visuale della strada, che ripropone non solo le info del display di bordo della moto, i messaggi ricevuti dal telefono o le chiamate in arrivo, ma può fungere anche da realtà aumentata riproducendo la vista della strada acquisita da una piccola telecamera ad infrarossi da installare sul frontale della moto, un aiuto non da poco nella guida notturna e difatti già presente su alcuni modelli di automobili.

SHelmet grazie ai suoi sensori non ha bisogno di interruttori di accensione, ed è totalmente hands free, può essere comandato semplicemente da comandi vocali, per interagire con la moto abbisogna di un secondo modulo da installare sul veicolo che poi comunicherà via rete CAN con la centralina della moto. Si tratta di un sistema che vuole essere anche ecosostenibile, l’alimentazione della batteria infatti può essere affidata ad una unità esterna, ma l’obbiettivo è raggiungere l’auto-sostentamento, grazie ad un pannellino solare sulla cupola del casco, e alla brillante intuizione di istallare a lato casco un rotore oscillante del tutto simile a quello presente negli orologi a carica automatica che aziona un generatore di corrente. Questi due alimentatori, abbinate ad una tecnologia che minimizza gli assorbimenti, riducono di molto la necessità di ricarica. Il team, oltre a un premio in denaro, ha avuto modo di proporsi all’attenzione degli addetti ai lavori durante la Electronica Trade Fair di Monaco e durante un workshop dedicato organizzato dal Center for Innovation and Business Creation del TUM Munich University. Il progetto è ancora allo stato embrionale, ma i tre studenti stanno già pensando ad ulteriori evoluzioni: l’introduzione di uno schermo “head up” al posto del visore attuale, lo sviluppo di una app per smartphone con cui gestire il sistema, nonché la possibilità di estendere alcune delle funzionalità di SHelmet a caschi dedicati ad altri contesti come ad esempio lo sci. I tempi per vedere in commercio SHelmet non si annunciano brevi, l’industrializzazione è sempre un processo lungo, ma ci sentiamo comunque di formulare i più vivi complimenti all’intuito e all’intraprendenza di questi giovani studenti.

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